Nel panorama dei numerosi tentativi di promozione di un modello economico rispettoso della sostenibilità e della dignità lavorativa, lIndia, dove la monocoltura e la vendita di additivi chimici e dei semi con licenza proprietaria hanno causato inquietanti fenomeni quali il suicidio di 180.000 contadini in seguito al debito contratto con le multinazionali dellagricoltura, spicca per la ricchezza di realtà che si occupano del recupero dei metodi di coltivazione tradizionali basati sulla conoscenza tramandata.
Deccan Development Society è una di queste. Nata nel 1983 dalla volontà di alcuni intellettuali indiani di garantire limpiego attraverso lagricoltura biologica dei piccoli coltivatori e delle donne intoccabili dellAndhra Pradesh, DDS basa la propria attività sui concetti di accesso e controllo delle risorse per l'autonomia delle comunità locali.
Liniziale necessità dellONG di provvedere ai mezzi di sostentamento elementari dei villaggi rurali, ha presto evoluto verso una visione più ampia, rivelando le potenzialità del progetto come forte strumento per la reintegrazione nel tessuto sociale delle donne della casta più bassa (Dalit), in un contesto in cui parlare di emancipazione femminile non era affatto scontato.
Le Dalit non avrebbero accesso allistruzione né tantomeno alla vita pubblica ma DDS ha scommesso su un tipo di conoscenza che prescinde da quella
dellalfabetizzazione ed oggi più di 5000 donne fanno parte della Society, rappresentandone la vera essenza.
Il recupero di 4000 ettari di terreni demaniali inutilizzati in una gestione comunitaria basata sulla permacoltura, ha garantito loro lindipendenza economica, sottraendole al ruolo di sfruttamento lavorativo cui erano sottoposte dal sistema delle caste, che prevede come unica fonte di reddito la pratica degli impieghi più umili o dell'elemosina.
Presiedendo il Sangham, unassemblea che si propone come organo primario di autogoverno locale, le donne partecipano attivamente alla vita pubblica e si
esprimono in merito alleconomia della comunità, in base a quellidea gandhiana di società organizzata secondo cerchi oceanici, in cui linfluenza si estende dal singolo individuo ai villaggi e quindi alla confederazione orizzontale di questi.
Esse gestiscono la banca dei semi, dove più di 80 varietà di miglio ed altri tipi di semi autoctoni, a cui i contadini possono accedere gratuitamente, sono custoditi annualmente nei vasi di terracotta sigillati con sterco di mucca, materiale apprezzato per i suoi molteplici utilizzi (come combustibile o le cui qualità impermeabilizzanti sono sfruttate nellintonacatura delle abitazioni), e foglie di neem, la pianta locale con proprietà antisettiche.
Alcune componenti del Sangham hanno creato la prima radio in Asia tutta al femminile, che alle sette di sera, quando si rientra dal lavoro nei campi, trasmette temi relativi allagricoltura, dà supporto legale soprattutto in casi di violenza domestica e diffonde le musiche tradizionali della regione del Telangana. Altre invece utilizzano il video per raccontare in prima persona lesperienza di ricerca che stanno vivendo, dando voce ai piccoli coltivatori e superando così le barriere dell'analfabetismo.
Il krishi Vigyana Kendra è il centro per le scienze agricole di DDS. È lì che verremo ospitati e limmenso giardino che lo circonda, con i suoi alberi di mango e di neem ed il suo orto officinale dove le scimmie si rincorrono tra le piante di aloe, si presenta come un Eden dopo il passaggio obbligato nella caotica città.
Nel grande patio fiorito di buganvillee del belledificio in mattoni rossi ricavati dalle sabbie della zona si trova il laboratorio dove gli agricoltori dei villaggi fanno analizzare la terra per decidere quale tipo di raccolto le è più consono e se bisogna utilizzare dei fertilizzanti naturali. Le vasche in cui il compost è messo a riposare sono munite di targhe che elencano i materiali in esso utilizzati, tra cui pezzetti di cocco disidratato, sesamo e melassa di canna da zucchero.
Durante la festa Hindu di Makar Sankranti, celebrazione della primavera e dellabbondanza in occasione dellascesa del sole a nord, quegli stessi ingredienti, dal forte potere nutritivo, vengono amalgamati in gustosi dolcetti che saranno mangiati in segno di prosperità e di unione, mentre le strade si colorano di mandala, i preziosi diagrammi eseguiti con farina di riso e fiori.
È da questa festa che DDS ha preso spunto per il suo Jathara, un festival itinerante che si svolge annualmente a gennaio, quando una carovana di carri trainati da buoi decorati attraversa per un mese i 75 villaggi membri della Society trasportando semi e spighe di sorgo.
Il festival, con il suo corteo di danzatori accompagnati dai tamburi e dai canti intonati dalle donne, è anche un momento di discussione fra più di 150000 contadini provenuti da tutte le zone dellIndia, che si incontrano nei meeting organizzati sotto ai grandi tendoni circolari per parlare di agricoltura sostenibile, OGM, certificazione partecipata (PGS), quella che permetterà ai contadini di vendere i loro prodotti senza dover acquistare il costoso marchio che ne attesti la natura bio.
DDS e i suoi membri mantengono un costante dialogo con le istituzioni governative,che hanno eletto il Festival Itinerante della Biodiversità come migliore campagna culturale rivolta alla salvaguardia dellambiente ed hanno iniziato in alcune regioni un programma pilota per diffondere il modello della certificazione partecipata, in cui la qualità del prodotto sia attestata e controllata direttamente da gruppi di produttori e di consumatori.
Il Jathara celebra la conoscenza tramandata ed è espressione della profonda relazione emotiva e spirituale tra il contadino e la terra, rivalutando quella concezione olistica della natura per cui ogni elemento è parte integrante e imprescindibile di uno stesso ecosistema. È in virtù di questo approccio che si è scelto di riscoprire la biodiversità delle varietà autoctone. Il riso, che dovrebbe essere acquistato per la grande quantità di acqua che necessita per la coltivazione, relegando i coltivatori al ruolo di passivi consumatori, è stato sostituito con il miglio, unica risposta sostenibile per un terreno semiarido come quello di Medak District. Il miglio è meno veloce da cucinare (la varietà utilizzata per fare il pane, il sorgo, deve essere macinato per poterne estrarre la farina), ma non ha bisogno di essere irrigato, non inaridisce il terreno ed ha una maggiore ricchezza nutritiva.
La coltivazione del miglio ha quindi permesso ai contadini di tutelare non solo la sicurezza alimentare della propria comunità (cioè la disponibilità di una quantità di alimenti sufficiente a sfamare tutti i suoi componenti), ma anche la sovranità alimentare, che prevede lindipendenza da variabili esterne per garantirne il sostentamento e la libertà di mettere in campo linsieme delle proprie conoscenze legate al territorio, allambiente ed alla peculiarità culturale.
Giuditta Pellegrini
pubblicato su AAM Terranuova Luglio/Agosto 2011